Dieta della crisi: tagliate le proteine
I dati parlano chiaro: 7 famiglie su 10 in Europa, per cercare di risparmiare nel campo alimentare, hanno iniziato a ridurre sensibilmente il consumo di proteine. L’Italia sembra essere la nazione con una situazione tra le più critiche. Questa indagine è stata condotta da Swg da circa 2 mila persone che abitano in Italia, Regno Unito, Francia e Germania. Il 50% delle persone intervistate ha ammesso di non seguire una dieta sana e equilibrata.
I tagli alimentari, causa crisi ovviamente, riguardano principalmente la carne e il pesce, arrivati a essere consumate meno di una volta a settimana. Maurizio Pessato, il presidente di SWG dice: «Una carenza non legata solo a scelte e preferenze individuali, ma dettata soprattutto da ragioni economiche. Le criticità maggiori si osservano in Italia e Francia: in Italia, dove la crisi economica è stata più forte, la percezione è che si siano ridotti tutti i consumi di carne, soprattutto quella di vitello e di manzo»
Il 49% delle persone ha ammesso di consumare pochissimo pesce, il 37% poca frutta e verdura, il 22% dice di aver diminuito il consumo di carne e il 12% la pasta e il riso.
2 intervistati su 3 si sono detti favorevoli alla riduzione degli sprechi e a nuove strategie di educazione e di investimento per ridurre il problema molto forte della sostenibilità alimentare.
Anche il sovrappeso, come emerge dai dati, è molto aumentato. In 35 anni l’Europa ha visto triplicare la percentuale di persone obese e i bambini in sovrappeso in Italia è di circa il 35%. Se pensiamo poi che quasi 3 milioni di persone ogni anno muoiono a causa dei problemi legati al peso, il dato diventa ancora più allarmante.
Ramiro Cabral, Regional Leader Europe, Middle East and Africa di Elanco afferma: “Si stima che nel 2050 il nostro pianeta avrà 9 miliardi di abitanti[…] La sfida del Movimento Enough (#Feedthe9) si propone di rendere sostenibile e accessibile per queste persone la produzione di carne, latte o uova, proponendo soluzioni orientate allo sviluppo e all’innovazione nella produzione agroalimentare”. “Si tratta di ampliare la produzione di cibo, e in particolare di proteine, riducendo le risorse impiegate. La collaborazione da parte di tutti gli attori coinvolti nei processi produttivi e dei policy makers, unita all’innovazione nelle tecniche produttive – conclude Cabral – sarà la chiave per un successo globale”.