Lichene d’Islanda, buon amaro
Il lichene d’Islanda, ben conosciuto dalla popolazione del Nord Europa, ma sconosciuto ai latini perlomeno non citato negli antichi testi di erboristeria, venne segnalato per la prima volta nel 1627 da Valerio Cordo. Già a partire dal 1700, Linneo e altri ne consigliavano l’impiego nella terapia della tisi. In Italia, lo troviamo soprattutto attaccato alle rupi o ai vegetali. Si utilizza la parte aerea della pianta, il tallo. Le sue mucillagini sono costituite dalla lichenina e dalla isolichenina che in acqua per idrolisi danno uno zucchero: il galattosio. La cetrarina, il principio attivo amaro è un miscuglio di acido cetrarico e lichenstearico e un colorante verde.
Il gusto amaro può essere eliminato attraverso l’ebollizione o più semplicemente lasciando il tallo in infusione per 24 ore circa in acqua fredda. Eliminato questo principio la pianta può essere usata come alimento. Le proprietà terapeutiche sono da assegnare essenzialmente alle sostanze mucillaginose le quali esercitano effetto antitussivo, astringente intestinale e protettivo. L’azione digestiva tonica e antibatterica è esplicata dalla sostanza amara. Queste proprietà lo rendono utile per combattere tosse, catarri bronchiali, infiammazioni intestinali, diarrea.
L’infuso, per la presenza di cetrarina, avrebbe azione antiemetica, anche se a questo scopo viene segnalata come più efficace la tintura in quanto le sostanze amare risultano solubili in alcol. Viene consigliato nel trattamento dei vomiti incoercibili, nelle cinetosi, nella nausea in gravidanza. Per uso esterno, la medicina popolare impiega la pianta nella detersione e cura di ferite a cicatrizzazione torpida. In campo dermatologico viene utilizzato a scopo antisettico in forma di crema, lozione, polvere sia in caso di infezioni della pelle di origine infettiva sia su ustioni importanti.